NEL MEZZO DEL CAMMIN DI NOSTRO STUDIO
CI RITROVAMMO IN UN CORTILE OSCURO
OR VI CONTERÒ DI QUEL CHE HO VEDUTO .
Dopo aver pronunciato questi versi Dante vide avvicinarsi una figura angelicata e capì subito chi fosse: era il custode Walter. Walter disse al poeta: – sarò la tua guida e ti mostrerò il vero inferno! – Dante al suo maestro: – Chi son codesti? – nel cortile stavano vagando delle figure. – Qui vengono puniti gli ignavi, non ti fidar di loro! Vengono puniti perché, visto che nella vita non avevano saputo scegliere, adesso sono costretti a vagare sorreggendo un angioletto su una spalla e un diavoletto sull’altra che urlano nelle orecchie la direzione che devono prendere, rendendo loro impossibile capire e scegliere. – Dante riconobbe le anime di diversi compagni: Huang e Yidean e la professoressa di alternativa. Dante seguì il suo maestro e si ritrovò davanti un fiume di note disciplinari. Si diressero verso il fiume dove incontrò un demone di Lucifero che faceva da nocchiere. Il professore di storia non voleva farli proseguire, ma Walter gli spiegò che era per volere di Dio e lui li fece attraversare. Arrivato sull’altra sponda del fiume Dante vede davanti a sé una porta con su scritte delle parole oscure. “SCUOLA VERGA – LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CH’ENTRATE”.
Una volta entrati si ritrovarono davanti Cosimo, un demone con una lunga coda che faceva da giudice alle anime, che gli sbarrò la strada. Al duca ci volle un po’ per convincerlo, ma ci riuscì, come prima con il professore di storia e continuarono. Nella prima aula, che era la mensa, Dante e la sua guida trovarono i golosi. Lì venivano puniti Giada e Giulia che lavoravano nella mensa come cuochi, senza poter mangiare più come prima perché non avevano la bocca. Per gli odori della mensa o per pena verso i dannati Dante svenne. Quando si svegliò si trovò nella seconda aula, quella di arte, e Walter parlò: – Costoro sono i lussuriosi, quelli che nella vita non riuscirono a rinunciare alle tentazioni. Guarda loro! – indicando le professoresse di musica, di religione e di arte. La prima era vestita di stracci e suonava con un flauto una musica triste; la seconda anche lei malmessa e scalza pregava; la terza vestita come le altre dipingeva ritratti del preside. Mentre Dante attraversava l’aula schifato schiacciò l’anima-blatta del professore di italiano, che urlò con una voce più schifosa del suo aspetto. Quando alzò il piede iniziò a conversare con l’anima che gli spiegò perché stava lì. Aveva avuto una storia di amore con loro professoressa di spagnolo, una donna sposata, che si trovava anch’essa trasformata in un verme schifoso. Intristito dall’orrenda visione, Dante proseguì verso la palestra dove c’erano persone costrette a salire su una corda e ogni volta, prima di arrivare in cima scivolavano e ricominciavano tutto da capo.
Dante osservò bene queste anime dannate e ne riconobbe molte Denise, Chiara G., Lucia, Armando e Thomas, che nella vita erano stati pigri e accidiosi e non avevano mai avuto voglia di far nulla. Attraversarono la palestra e si trovarono nella quarta aula, la IIC, dove venivano puniti gli sbadati, costretti a contare tutto il denaro dell’avarissimo demone tesoriere della scuola che li puniva ogni volta che sbagliavano. Proprio in quel momento il demone stava picchiando Chiara C. e Aurora A… Visto che Dante non capiva Walter intervenne: – Perché non chiedi direttamente a loro chi sono? – Dante si avvicinò al demone: – Cosa hanno fatto di male queste povere anime per essere picchiate in questo modo? – E quello, in modo sgarbato: – Hanno rubato il mio denaro! IL MIO DENARO! – Senza aggiungere altro ci dirigemmo verso la quinta aula. Arrivati davanti alla porta dell’Aula Magna Dante chiese alla sua guida: – Quali anime dannate si trovano in questo cerchio? – E Walter: – Qui si trovano i chiacchieroni -. – E qual è la loro pena? – Sono obbligati a parlare fra di loro ma non capendosi mai, visto che parlano lingue diverse – Anche fra loro c’erano personaggi ben noti, come il professore di tecnologia e il vecchio compagno di classe Mirko T.. Quelle strane e monotone lingue erano troppo per il suo cuore debole, dunque svenne. Nella sesta aula, la tesoreria della scuola, Dante viene sommerso da una montagna di vestiti, qui erano puniti i prodighi, perché come nella loro vita hanno speso tutti i loro soldi per i vestiti, ora erano costretti a spendere tutti i loro soldi per vestiti dell’altro sesso. Mentre Dante si aggrappava sui vestiti incontrò Sofia, una prodiga che morì di fame perché spese tutti i suoi soldi in vestiti, insieme a lei riconobbe anche Rosalba e Surian. Proseguendo in un altro antro della tesoreria trovò gli avari, coloro che nella vita hanno considerato il denaro la cosa più importante e nell’inferno scolastico sono imprigionati dentro una clessidra piena di monete e continuamente shakerati dal demone Lucrezia. Nell’aula successiva, la settima, ovvero il ripostiglio, Dante fece amicizia con Akram e Aurora C., che nella vita erano stati due veri rompiscatole. Essi sono costretti a stare dentro una scatola con uno strano demone con il cappellino, il professore di geografia, che, ogni volta che tentavano di uscire, li colpiva in testa con un martello giocattolo con le suonerie incorporate. Dante si lasciò scappare una risata e proseguì con la sua guida giù per delle scale, mentre le percorrevano Walter lo informò: – Ora arrivano i peggiori, i più malvagi… – Prima di arrivare nell’aula successiva, attraversarono la stanza caldaie, dove i tecnici del comune riparavano senza posa le caldaie per il riscaldamento. Arrivati nell’ottava aula, quella di informatica, trovarono coloro che erano stati superbi, così lo informò il duca suo, che venivano sottoposti a continui test e gare. Vide Alda, Emanuele e la professoressa di matematica. Dante li osservò inorridito, stavano perdendo diverse gare. La prof. stava per vincere la gara di matematica, ma il suo gesso si ruppe e non poté finire l’esercizio, allora cadde a terra dalla vergogna. Alda invece, mentre stava per vincere la gara di moda, cadde dal palco e finì nella mota, perdendo. Emanuele stava giocando a calcio, ma veniva continuamente espulso per proteste dall’arbitro Mirko M… Dante proseguì senza provare pietà per loro. Il nono cerchio, quello degli iracondi, fu inquietante: Stefano, Manuel, e la prof. di inglese vi si trovavano. La prof. si avvicinò e disse loro: – Lo vuoi un 4!?- e consegnò una verifica. Dante baciò la verifica come portafortuna e la passò a Stefano il quale cercò, imprecando, di accartocciarla. Poi la prof. e Stefano iniziarono a picchiarsi ed esplosero entrambi perché erano fatti di vetro. Un pezzo colpì Dante che si fece un taglietto sullo zigomo e cadde, come corpo morto cade, per l’impressione. Il maestro lo guardò e disse fra sé: – Sei un po’ patetico! –
Dante si svegliò nell’ultimo cerchio, la presidenza, dove si trovava il preside-lucifero, la figura demoniaca per eccellenza e il padrone di quel posto. Dante si spaventò e vide lì accanto delle figure: Jacopo, Mohamed e il professore di ginnastica. Il preside prese subito Jacopo e con un morso gli staccò la testa, poi fu la volta di Mohamed. A questo punto il prof. si arrabbiò: – Oh bruto, io sono “the best”…- Non finì neanche la frase, perché il demone si divorò la testa dell’atleta in pensione. Poi il preside si rivolse a Dante con tono di sfida: – E tu chi saresti!?- Dante si fece coraggio:- Son Dante Alighieri, son venuto a visitare questo posto per volere di Dio, quindi non mi stressare! – E Walter gli intimò: – Lasciaci passare! -. I due passarono sotto le sue gambe e tornarono a riveder le stelle, dove stremato Dante disse alla sua guida, salutandolo: – È meglio stare nel cortile oscuro che in quel postaccio! Addio! –
La seconda C con il prof. Anforini